Storia comtemporanea dell’ambiente

John R. McNeillQualcosa di nuovo sotto il sole. Storia dell’ambiente nel XX secoloEinaudi, 2002pp. XX+487, euro 30,00Grazie più a disastri che a eventi positivi, l’ambiente è diventato tema ricorrente dei dibattiti pubblici. Purtroppo, la discussione è spesso viziata dall’approssimazione, che in molti sfruttano a fini di propaganda. Il libro di McNeill dovrebbe aiutare a colmare l’ignoranza che circonda il tema. È infatti una notevolissima fonte di informazioni, ben organizzate e ben espresse in un lungo ragionamento, la cui tesi di fondo è: l’impatto dell’essere umano sull’ambiente nel XX secolo è qualcosa di nuovo rispetto al passato. La novità è che il progresso tecnologico ha permesso uno sfruttamento sempre maggiore delle risorse del pianeta. Dunque, ecco spiegato il titolo: qualcosa di nuovo sotto il sole c’è, eccome. McNeill affronta il tema dividendo le diverse aree in cui l’umanità ha interagito con il pianeta: litosfera, idrosfera, atmosfera, biosfera. La distinzione è ovviamente di comodo, ma fa capire che l’impatto umano nel XX secolo è stato a largo raggio. È proprio qui il problema: mentre le cause di sfruttamento del pianeta sono sempre le stesse, l’intensità di questo fenomeno è aumentata geometricamente. In ogni spazio a sua disposizione, l’essere umano si è spinto molto oltre le capacità rigenerative del pianeta, il quale non riesce più a rinnovarsi negli stretti tempi che l’economia moderna richiede. Ne consegue il progressivo depauperamento delle risorse a nostra disposizione, che si tratti di acqua potabile, di aria non inquinata o di suolo fertile. Nel passato, i bisogni dell’umanità erano largamente minori, ma l’aumento della popolazione è stato drammatico: nel 1900 eravamo circa 1,6 miliardi, un secolo dopo circa sei miliardi. Inoltre, la popolazione dell’Occidente sviluppato ha moltiplicato i bisogni, e soddisfarli è diventato un onere che grava sulle spalle di tutta la popolazione mondiale. Seppur le tesi di fondo non siano particolarmente originali, e purtroppo già da molti anni le si ascoltino, la lettura del volume non è mai noiosa. La scrittura di McNeill è leggera e scorrevole, e anche la particolare strategia adottata rende piacevole l’opera. L’autore infatti sostanzia le sue affermazioni con numerosi esempi pratici tratti dalla storia recente. Ci conduce quindi in diversi luoghi e diversi anni, significativi per i percorsi storici che ci hanno portato all’attuale situazione di crisi ecologica. La caccia alle balene e lo smog nelle città, le dighe del sud-est asiatico e le foreste del Brasile: sono solo una piccolissima parte del materiale che l’autore ci fornisce, con l’inappuntabile rigore dello storico ma anche con l’accessibilità del divulgatore. Un piccolo appunto che si potrebbe fare è la prospettiva che appare troppo centrata sugli Stati Uniti, e che quindi fa risultare il ragionamento troppo parziale, per esempio nelle fonti consultate. Al contrario, l’autore non dà quasi mai giudizi di valore sui processi in corso, lasciando il giudizio al lettore. D’altra parte, è vero, molteplici sono i risvolti di questi cambiamenti, e se per qualcuno sono positivi, per altri si rivelano nefasti. Ma questo volume darà sicuramente molti argomenti in più a chi sostiene che questo modello di sviluppo è insostenibile. Mentre risulterà fastidioso a chi si ostina a negare l’evidenza dei guasti prodotti, che mettono a repentaglio l’esistenza stessa dell’Homo sapiens.

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