Un atlante per le montagne

AA.VV.Montagne d’ItaliaIstituto Geografico De Agostini, 2002pp.320, euro 22,50Il 2002 è stato dichiarato anno internazionale delle Montagne. Nel nostro Paese, le montagne costituiscono oltre un terzo del territorio e ne hanno segnato, nel bene e nel male, la storia. Mancava però una pubblicazione moderna sulle montagne italiane, che fosse di buon valore scientifico e insieme divulgativa. Una lacuna che questo volume sembra aver finalmente colmato, grazie alla collaborazione tra la Società Geografica Italiana, il Club Alpino Italiano e l’Istituto Geografico De Agostini. Proprio l’eterogeneità dei protagonisti ha fatto sì che il libro riesca a dare uno splendido ritratto di questo elemento così importante e insieme affascinante. Diviso in sezioni, vi sono affiancati temi “seri” quali l’ecologia e la geologia, e temi più frivoli come turismo e sport. E d’altra parte la montagna è tutto questo: dimenticare questo intreccio può risultare molto pericoloso. Per evitare che tali questioni siano tenute separate è necessario mantenere viva la cultura che nei secoli ha popolato le montagne italiane, dalle Alpi fino alla Sicilia. Una sezione importante del volume è dedicata proprio a “Montagne e Montanari”, dalla preistoria a oggi, che mostra come da migliaia di anni l’Homo sapiens abbia raggiunto un buon compromesso con un ambiente spesso ai limiti del proibitivo. Ma se per secoli si è mantenuto un certo equilibrio, da diversi decenni qualcosa sembra essersi rotto. A livello globale, il riscaldamento dell’atmosfera ha ridotto la superficie dei ghiacciai, con punte fino al 40 per cento nel caso del Monte Rosa dal 1850 a oggi. Con gli attuali ritmi di riscaldamento e di immissione di anidride carbonica, le previsioni parlano di tropicalizzazione del clima. Le montagne dovrebbero essere, insieme alle aree costiere a rischio di immersione, le zone che più risentiranno del cambiamento climatico, con una geografia radicalmente diversa a causa dell’evoluzione del ciclo dell’acqua. Giungiamo così al livello locale del rapporto uomo-montagna. Troppo spesso, utilizzando un luogo comune, la montagna non viene rispettata: il boom del turismo invernale e lo sviluppo incontrollato delle zone di fondovalle hanno portato all’edificazione di zone ad alto rischio. E quindi qualsiasi evento anche di poco al di fuori della norma crea disastri. L’esperienza delle genti di montagna è molto spesso fondamentale per comprendere quali sono i rischi e come difendersi da essi.La protezione delle aree montane è inoltre fondamentale per la salvaguardia di numerose specie tipiche di quegli ecosistemi. L’Italia da molti anni ha numerose parchi nazionali nati intorno a montagne di particolare bellezza, non solo sulle Alpi ma anche sugli Appennini. L’elenco delle specie a rischio è in equilibrio dinamico: alcune specie continuano a diminuire (pernice rossa e bianca, coturnice, lepre comune), mentre altre sono in recupero (aquila reale, marmotta, lupo, orso bruno).Ma le montagne – ci raccontano gli autori del volume – non davano rifugio solo a specie peculiari. Da secoli, nelle montagne di tutta la penisola hanno trovato posto, incoraggiati spesso anche dalle autorità locali, gruppi di popolazioni straniere di tradizioni e lingue molto diverse. È il caso delle minoranze albanesi nel meridione, ma anche dei Cimbri, dei Ladini, dei Mocheni, localizzati soprattutto nel nord-est; infine gli Occitani e i Franco-Provenzali, che popolano le valli al confine con la Francia, e la cui cultura negli ultimi anni sta conoscendo nuova fortuna. Il volume è corredato da una splendida iconografia, anche di carattere storico-artistico, che rende giustizia alla bellezza dei monti italiani, e da una bibliografia essenziale ma molto valida per una prima esplorazione delle montagne.

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