Una forte stretta di mano, un cuore sano

Una forte stretta di mano potrebbe essere l’indice di una buona salute del cuore. Infatti, l’intensità con cui compiamo questo gesto potrebbe essere collegata a funzioni e strutture cardiache più sane e potrebbe, quindi, aiutare a prevenire e ridurre il rischio di incidenti cardiovascolari. A sostenerlo è uno studio pubblicato su Plos One e condotto dal team di ricercatori della Queen Mary University di Londra, che ha cercato di far luce sul collegamento, finora poco chiaro, tra la presa delle mani, spesso usata per misurare la forza muscolare, e il rischio cardiovascolare.

Durante la ricerca, Sebastian Beyer e il suo team hanno raccolto ed analizzato immagini di risonanze magnetiche dell’apparato cardiovascolare di oltre 5mila pazienti, parte dello studio UK Biobank, oltre ai dati relativi all’intensità della presa delle loro mani. Successivamente i ricercatori hanno messo a punto un modello statistico, tenendo conto anche di una serie di altri fattori, come ad esempio rischio cardiaco, massa muscolare e livelli di attività fisica.

Dai risultati è emerso che i partecipanti con strette di mano più forti pompavano più sangue durante ogni battito cardiaco. Un aspetto che implica che il cuore potrebbe essere meno affetto da una condizione, chiamata rimodellamento del tessuto muscolare cardiaco, una variazione di forma, dimensioni struttura e fisiologia del cuore che solitamente avviene quando la pressione sanguigna è particolarmente alta o dopo un evento di natura ischemica. Un basso livello di rimodellamento ventricolare, di conseguenza abbassa il rischio di incidenti cardiovascolari.

“Il nostro studio mostra come la forza di una stretta di mano possa essere associata con una struttura e funzione più salutare del cuore,” ha aggiunto Steffen Petersen, co-autore della ricerca, “La stretta di mano è una cosa che si può misurare in modo semplice ed economico, e potrebbe diventare un importante metodo per identificare i pazienti ad alto rischio cardiaco e per prevenire eventi quali attacchi di cuore.”

Riferimenti: Plos One

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