Il trucco delle formiche del deserto per non “arrostire”

Formiche argento del Sahara (CREDIT Norman Nan Shi and Nanfang Yu, Columbia Engineering)

Le formiche d’argento del Sahara (Cataglyphis bombycina) escono dal loro nido per una decina di minuti al giorno appena. Non c’è da stupirsi, viste le temperature estreme del loro habitat: durante le ore diurne si aggirano attorno a 47 gradi Celsius e il corpo di questi insetti può raggiungere i 48-51 gradi. Per sopravvivere, quindi, hanno dovuto sviluppare degli stratagemmi molto efficaci.

Per esempio hanno gambe più lunghe rispetto alle altre formiche, in modo da mantenere il corpo più lontano dalla sabbia rovente e, quando corrono, usano solo quattro delle sei zampe. Ma il più notevole degli stratagemmi evolutivi messi in atto è la fitta serie di peli dalla strana sezione triangolare e dal colore argenteo (da cui il loro nome delle formiche) che ricopre il dorso e i lati del corpo. Sembra infatti che questi peli abbiano straordinarie capacità riflettenti e di dispersione termica.

A testarle sono stati i ricercatori del dipartimento di Fisica Applicata e Matematica Applicata, Columbia University, New York, che hanno simulato i raggi del sole utilizzando una lampada allo xeno. Secondo il loro studio, pubblicato su Science, la particolare forma di questi peli riflette la maggior parte della luce che li colpisce. La parte dell’energia nello spettro visibile che viene invece assorbita è convertita in luce infrarossa, che viene poi dissipata in modo molto efficace.

La liscia superficie argentea nella parte inferiore delle formiche, inoltre, riflette anche il calore che proviene dalla sabbia. Insieme, questi adattamenti evolutivi permettono alle formiche d’argento di uscire alla ricerca del cibo – piccoli insetti e artropodi che non sono sopravvissuti al caldo – quando lucertole e altri concorrenti devono restare protetti nelle proprie tane. Queste formiche occupano infatti l’unica nicchia ecologica di saprofagi termofili.

Gli studiosi hanno anche dimostrato che è possibile raffreddare un oggetto utilizzando lo stesso stratagemma delle formiche d’argento. Si immaginano già, infatti, possibili applicazioni nel campo della biomimetica, cioè lo studio dei processi biomeccanici presenti in natura che possono avere ricadute tecnologiche: per esempio, per nuovi sistemi di raffreddamento passivo.

Riferimento: Science DOI:10.1126/science.aab3564

Credits immagine(Formiche argento del Sahara): Norman Nan Shi and Nanfang Yu, Columbia Engineering

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