I ghiacci dell’Artico sono sempre più in pericolo

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(Foto: Pixabay)
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Purtroppo non arrivano buone notizie dai monitoraggi satellitari dei ghiacci artici. La loro estensione invernale, il cui picco generalmente si registra a metà marzo, segna un dato poco confortante, in grado di battere il già disastroso resoconto dell’anno scorso. A suonare il campanello d’allarme sono gli scienziati del National Snow and Ice Data Center dell’Università di Boulder in Colorado in collaborazione con la Nasa.

“Non ho mai visto un inverno così folle e caldo nell’Artico”, spiega il direttore del centro Mark Serreze. “Il calore era implacabile”. La temperatura dell’aria sull’Oceano Artico, per i mesi di dicembre, gennaio e febbraio, è stata dai 2 ai 6 gradi Celsius sopra le medie stagionali. L’estensione massima dei ghiacci marini artici, quantificata il 24 marzo in una superficie di 14,52 milioni di kilometri quadrati, è stata in grado di battere (al ribasso) il già preoccupante record dell’anno scorso, registrato il 25 febbraio, che vedeva i ghiacci estendersi per una superficie di 14,54 milioni di kilometri quadri (a fronte di una media calcolata dal 1981 al 2010 di 15,64 milioni di kilometri quadrati).

Come confermano gli scienziati del centro di ricerche americano, la superficie dei ghiacci marini è stata sotto la media in tutta l’area artica, eccezion fatta per il mare del Labrador, la baia di Baffin e la baia di Hudson. Il significativo decremento dei ghiacci nel mare di Barents, invece, era già stato previsto a causa dell’influenza di correnti atlantiche calde nel mare della Norvegia, fa notare Ingrid Onarheim, ricercatrice al Bjerknes Centre for Climate Research in Bergen, Norvegia. L’estensione dei ghiacci aumenta in autunno-inverno per raggiungere la sua massima estensione a metà marzo circa; al contrario, decresce durante la primavera-estate fino a raggiungere il suo minimo a metà settembre.

La superficie minima ha cominciato a destare preoccupazione dal 2005, anno in cui si registra il primo record negativo relativo all’estensione, poi “battuto” nel 2007 e nuovamente nel 2012. L’estensione invernale massima, invece, ha generalmente ricevuto meno attenzioni, ma dai dati satellitari dell’anno scorso l’atteggiamento è cambiato. “L’Artico è in crisi, e anno dopo anno evolve in un nuovo stato; è difficile pensare che tutto questo non avrà ripercussioni sul clima dell’emisfero settentrionale”, conclude Ted Scambos, scienziato team leader del National Snow and Ice Data Center.

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