Global Climate Strike, perché la crisi climatica non può attendere

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(Foto via Pixabay)

Comincia oggi in tutto il mondo la Global Climate Strike, una settimana di sciopero per il clima fino a venerdì 27 settembre per chiedere azioni concrete contro la crisi climatica in corso. Perché è ormai chiaro che il riscaldamento globale è in atto e a causarlo siamo stati noi esseri umani. “Non dovete ascoltare me ma quello che dicono esperti e scienziati. Unitevi dietro alla scienza!”, detto ha detto Greta Thunberg al Congresso americano, esortando i politici non farsi fuorviare da chi ancora oggi nega la realtà dei cambiamenti climatici e diffonde idee ormai smentite dai fatti. Quali? Ecco il catalogo stilato da Mark Maslin, professore all’University College London e autore di The Cradle of Humanity and The Human Planet: How We Created the Anthropocene.

La scienza dei cambiamenti climatici ha più di 150 anni ed è probabilmente l’area della scienza moderna più studiata. Tuttavia l’industria energetica, i lobbisti politici e molti molti altri hanno passato gli ultimi 30 anni a seminare dubbi, anche laddove non ne dovrebbero esistere. Secondo le ultime stime le cinque maggiori compagnie petrolifere e di gas pubbliche spendono circa 200 milioni di dollari all’anno per poter controllare, ritardare o fermare le politiche sui cambiamenti climatici.

Questo negazionismo scientifico così organizzato e ben orchestrato ha contribuito alla mancanza di progressi nella riduzione delle emissioni globali di gas serra, al punto che ci troviamo di fronte a un’emergenza climatica globale. E quando i negazionisti dei cambiamenti climatici ricorrono a falsi miti – nella migliore delle ipotesi notizie false e nelle peggiori vere e proprie bugie – per minare la scienza del cambiamento climatico, la maggior parte delle persone può trovare difficile capire come stanno realmente i fatti. Ecco quindi i cinque falsi miti più comuni, smentiti dalla scienza, quella vera.

I cambiamenti climatici fanno parte di un ciclo naturale

Il clima della Terra è sempre cambiato, ma lo studio della paleoclimatologia ci mostra che i cambiamenti negli ultimi 150 anni, ossia dall’inizio della rivoluzione industriale, sono stati eccezionali e non possono essere considerati “naturali”. Le stime suggeriscono che il riscaldamento previsto per il futuro potrebbe essere senza precedenti rispetto agli ultimi 5 milioni di anni.

L’idea di un “cambiamento naturale” nasce dalla storia secondo cui il clima della Terra si sta ancora riprendendo dalle fredde temperature della Piccola era glaciale (1300-1850 d.C.) e che le temperature attuali sono le stesse del Periodo caldo medievale (900-1300 d.C.). Il problema è che sia la Piccola era glaciale che il periodo di riscaldamento medievale non furono cambiamenti globali ma regionali che hanno interessato l’Europa settentrionale, l’America orientale, la Groenlandia e l’Islanda.

Uno studio, che ha esaminato ben 700 record climatici, ha dimostrato che negli ultimi 2000 anni l’unica volta in cui il clima è cambiato contemporaneamente in tutto il mondo e nella stessa direzione è stato negli ultimi 150 anni, quando oltre il 98% della superficie del pianeta si è riscaldata.

I cambiamenti climatici sono dovuti a macchie solari e a raggi cosmici

Le macchie solari sono tempeste sulla superficie del Sole che provengono da un’intensa attività magnetica e possono essere accompagnate da brillamenti solari. Queste macchie solari hanno il potere di modificare il clima sulla Terra. Ma gli scienziati che analizzano i dati dei sensori posti sui satelliti capaci di registrare la quantità di energia solare che colpisce la Terra dal 1978 hanno dimostrato che non c’è stata alcuna tendenza crescente. Quindi, non possono essere la causa del recente riscaldamento globale.

(Foto: Nasa)

I raggi cosmici sono radiazioni ad alta energia che hanno origine al di fuori del nostro Sistema solare e possono persino provenire da galassie molto lontane. Secondo alcuni potrebbero aiutare la formazione di nubi. Una ipotesi è che una diminuzione dei raggi cosmici che colpiscono la Terra avrebbe portato alla formazione di un numero minore di nubi, e ciò avrebbe quindi causato una minor riflessione della luce solare nello Spazio e il conseguente riscaldamento della Terra.

Ma ci sono due problemi in questa teoria. Per prima cosa, le prove scientifiche mostrano che i raggi non sono molto efficaci nel “generare” nubi. In secondo luogo, negli ultimi 50 anni, la quantità di raggi è effettivamente aumentata, raggiungendo livelli record negli ultimi anni. Se il ragionamento iniziale fosse corretto, i raggi cosmici dovrebbero quindi raffreddare la Terra, cosa che non stanno sicuramente facendo.

La CO2 è una piccola parte dell’atmosfera e non può avere un effetto così potente

Nel 1856, lo scienziato americano Eunice Newton Foote condusse un esperimento con una pompa ad aria, due cilindri di vetro e quattro termometri. Dimostrò che un cilindro contenente anidride carbonica e posto al Sole intrappolava più calore e rimaneva più caldo più a lungo rispetto a un cilindro contente aria normale. Gli scienziati hanno ripetuto questi esperimenti sia in laboratorio che in atmosfera, dimostrando più e più volte l’effetto serra del biossido di carbonio.

Per quanto riguarda il fatto che una parte molto piccola di un qualcosa non può avere un grande effetto, basti pensare che servono solo 0,1 grammi di cianuro per uccidere un adulto, una quantità pari a circa lo 0,0001% del suo peso corporeo. Confrontiamo questi numeri con l’anidride carbonica, che attualmente costituisce lo 0,04% dell’atmosfera. Inoltre, l’azoto costituisce il 78% dell’atmosfera, ma non è reattivo.

Gli scienziati manipolano i dati per mostrare una tendenza al riscaldamento globale

Questo falso mito è utilizzato per attaccare la credibilità degli scienziati. Per essere vero, infatti, richiederebbe una cospirazione di migliaia di ricercatori in oltre 100 paesi. Gli scienziati effettivamente correggono e convalidano i dati continuamente: per esempio, dobbiamo correggere i record storici della temperatura in base al modo in cui sono stati misurati. Tra il 1856 e il 1941, la maggior parte delle temperature degli oceani è stata misurata usando l’acqua di mare sollevata su un ponte in un secchio.

Anche questi dati non erano affatto coerenti tra loro, in quanto c’erano delle differenze su come venivamo effettuate le misurazioni, come l’utilizzo di secchi di legno o di canapa e su barche a vela o quelle a vapore, che alteravano l’altezza del ponte della nave. Questi cambiamenti a loro volta modificavano la quantità di raffreddamento causata dall’evaporazione mentre il secchio veniva sollevato sul ponte. Dal 1941, la maggior parte delle misurazioni sono state effettuate sulle prese d’acqua del motore della barca, quindi il problema del raffreddamento dovuto all’evaporazione è stato risolto.

Dobbiamo anche tener conto del fatto che molte città si sono espanse e che le stazioni meteorologiche che si trovavano un tempo in aree rurali ora si trovano in aree urbane, che solitamente sono significativamente più calde della campagna circostante. Se non avessimo apportato queste modifiche alle misurazioni originali, il riscaldamento della Terra negli ultimi 150 anni sarebbe sembrato addirittura maggiore del cambiamento che è stato effettivamente osservato.

(Foto: Nasa)

I modelli climatici sono inaffidabili

Anche questa affermazione è sbagliata ed è un modo per minimizzare la gravità dei futuri cambiamenti climatici. Esiste una vasta gamma di modelli climatici, da quelli rivolti a meccanismi specifici come lo studio delle nubi, ai modelli generali della circolazione (general circulation models, Gcm) che vengono utilizzati per prevedere il clima del nostro pianeta.

Esistono oltre 20 importanti centri internazionali in cui squadre di alcuni dei ricercatori più brillanti del mondo hanno generato Gcm contenenti milioni di codici che rappresentano le più recenti e aggiornate conoscenze del clima. Questi modelli vengono continuamente testati in base a dati storici e paleoclimatici nonché a singoli eventi climatici, come le grandi eruzioni vulcaniche, per assicurarsi che ricostruiscano esattamente il clima.

Prendendo l’intera gamma di modelli climatici, una quantità doppia di anidride carbonica potrebbe riscaldare il pianeta da 2 a 4,5 gradi, con una media di 3,1 gradi. Tutti i modelli mostrano una notevole quantità di riscaldamento quando all’atmosfera viene aggiunta ulteriore anidride carbonica. La scala del riscaldamento previsto è rimasta molto simile negli ultimi 30 anni, nonostante l’enorme aumento della complessità dei modelli, dimostrando che si tratta di un risultato solido della scienza.

Combinando tutte le nostre conoscenze scientifiche sui fattori naturali (Sole, vulcani, aerosol e ozono) e di origine umana (gas serra e cambiamenti nell’utilizzo del suolo) è emerso che il 100% del riscaldamento osservato negli ultimi 150 anni si è verificato a causa di esseri umani.

Non esiste alcun supporto scientifico per continuare a negare il cambiamento climatico. Il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), istituito dalle Nazioni Unite per sintetizzare apertamente e in modo trasparente la scienza, fornisce sei chiari punti dell’evidenza dei cambiamenti climatici. Man mano che il clima estremo diventa sempre più comune, le persone si stanno rendendo conto che non hanno bisogno che siano gli scienziati a dir loro che il clima sta cambiando, lo stanno vedendo e vivendo in prima persona.

L’articolo è stato pubblicato in inglese su The Conversation. Traduzione a cura della redazione di Galileo.

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