Corrado Gini, demografia e regime

Demografo e sociologo, Corrado Gini fu uno degli intellettuali più importanti durante il ventennio del Fascismo, e per quasi mezzo secolo ha rappresentato un punto di riferimento nazionale e internazionale. Nato nel 1884, già ventenne Gini si mostrò come un promettente ricercatore, affrontando nel primo decennio del Novecento questioni fondanti per la demografia, e in particolare lo statuto epistemologico della statistica che viene messa “al centro di un processo di integrazione, in senso orizzontale, di tutti i campi del sapere e, in senso verticale, delle diverse fasi della ricerca scientifica” (p.89).

I dati che l’indagine statistica propone sono però la materia prima con cui costruire teorie più ampie, che indichino una dinamica reale delle popolazione e permettano al demografo di consigliare nel modo più opportuno il potere politico. Nel caso di Gini, la statistica viene utilizzata per sostenere una teoria ciclica delle nazioni basata su una legge universale sulla fertilità riproduttiva delle diverse classi sociali.

Anni Venti, tra neo-malthusianesimo e politiche nataliste

Mentre in Europa e in Nord America gli anni Venti vedono la rinascita del neo-malthusianesimo, con politiche di controllo delle nascite diffuse in molti paesi, soprattutto anglosassoni, Gini decide di mettere la sua teoria al servizio delle politiche nataliste del regime fascista, decidendo di accentuare il carattere positivo dell’aumento numerico della popolazione. È convinto, Gini, che sia possibile aumentare la popolazione aumentandone al contempo il benessere medio, e che il fattore economico non sia il solo da tener presente. Una popolazione giovane e dinamica potrebbe infatti essere un vantaggio sotto molti punti di vista, garantendo non solo il futuro ma anche il presente, con energie libere per soddisfare istinti non direttamente produttivi che pure hanno la loro importanza nel benessere della nazione.

L’inchiesta sulle famiglie numerose

È in questa prospettiva che matura una delle più grandi imprese statistiche di Gini: l’inchiesta nazionale sulle famiglie numerose (da sette figli in su), che, effettuata tra il 1928 e il 1931 con la collaborazione delle amministrazioni pubbliche, dei medici nonché di molta parte del mondo universitario, “appare effettivamente come un’imponente macchina di schedatura bio-politica della società”.

Le elaborazioni teoriche di Gini non rimasero senza un risultato in termini di “potere”: nel 1926 gli viene affidata la presidenza del neonato Istat, e due anni dopo fonda il Comitato Italiano per lo studio dei problemi della popolazione (1928), molto ben finanziato proprio per ordine del regime. Rimase nelle grazie di Mussolini per pochi anni, e già negli anni Trenta abbandonò l’Istat, nella sostanziale indifferenza del regime verso il suo lavoro (nonché con l’aperta ostilità di alcuni a fronte di una timida indipendenza nello scegliere i collaboratori). Inoltre, alcune sue idee relative alla possibilità che il meticciato potesse essere in qualche circostanza positivo andarono a cozzare contro l’indurimento del razzismo fascista.

Con l’attento uso di documenti editi e inediti, frutto di un certosino lavoro d’archivio, Cassata ricostruisce le diverse trame filate da Gini nel corso della carriera, non limitandosi al singolo personaggio, ma ricostruendo anche i rapporti all’interno della comunità scientifica di cui faceva parte. Inoltre, si va ben oltre l’agiografia, e si supera quella monumentalizzazione, cui personaggi così influenti quasi inevitabilmente vanno incontro. Il risultato è un ritratto vivo, che il rigore dello storico fa emergere in tutta la sua complessità, mettendo in mostra le componenti culturali più ampie che formano quell’insieme sfumato e sfuggente che chiamiamo scienza.

Il libro

Francesco Cassata
Il Fascismo Razionale. Corrado Gini fra scienza e politica
Carocci 2006, pp.225, €18,00

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here