Nel DNA il segreto della dieta tossica del koala

via Pixabay

È stato sequenziato per la prima volta il genoma del koala, il popolare piccolo orso che da tempo è un simbolo del continente australiano. Ad aver svolto questo lavoro è un team internazionale guidato dall’Università di Sidney, che attraverso le analisi ha ottenuto informazioni precise su come questa specie si è conservata, sopravvivendo così a lungo. La risposta sta nella dieta e nel sistema immunitario. I risultati sono pubblicati su Nature Genetics.

I ricercatori hanno sequenziato più di 3,4 miliardi di coppie di basi che compongono il dna del koala (nome scientifico Phascolarctos cinereus) e complessivamente più di 26mila geni, con un dna leggermente più esteso di quello umano. Si tratta di un lavoro che fornisce uno sguardo senza precedenti su questa specie, sottolineano i ricercatori, mostrando alcune ragioni alla base della conservazione della specie, nonostante le numerose minacce provenienti dall’ambiente. Dopo aver sequenziato il genoma e determinato quali geni sono attivi nel cuore, nel fegato e in altri tessuti, i ricercatori hanno messo a fuoco alcuni tratti genetici unici.

Un punto di forza di questo animale è l’alimentazione, con una dieta ristretta, composta solo di eucalipto. “Il koala ha sviluppato un eccellente insieme di strumenti per mangiare foglie di eucalipto altamente tossiche”, spiega Will Nash del consorzio dell’Earlham Institute, nel Regno Unito, i cui membri hanno identificato un gruppo di geni, espressi in molti tessuti del marsupiale, che sono coinvolti nella detossificazione delle parti nocive delle piante e rendono possibile il consumo di queste foglie, che sarebbero letali per numerose altre specie.

Ma non è tutto: il koala possiede un elevato senso dell’olfatto e del gusto, reso possibile dalla presenza di specifici recettori. Per esempio, è in grado di selezionare le foglie migliori già prima di assaggiarle, ingerendo una bassa quantità di metaboliti secondari, sostanze tossiche delle piante. E ancora: i koala hanno una copia in più di un gene, chiamato acquaporina 5, che permette loro di valutare la quantità d’acqua presente in una foglia; possiedono un numero maggiore di geni che percepiscono la parte dolce dell’alimento e papille gustative più sensibili al sapore amaro. Grazie a questo straordinario apparato sensoriale, i koala sono valutano il cibo – dieta puramente vegetale – sulla base dei nutrienti, seguendo la dieta più bilanciata: insomma, è come se fossero dei piccoli nutrizionisti, attenti alla loro salute.

Lo studio del genoma, inoltre, ha permesso di comprendere la struttura del suo sistema immunitario, identificando i geni coinvolti nella resistenza dell’animale e nella difesa contro agenti patogeni, ad esempio la clamidia, un batterio che nel koala può causare cecità e infertilità. Tuttavia, il mammifero possiede delle proteine, spiegano i ricercatori, che sono essenziali per la loro crescita e che lo aiutano a proteggersi da queste infezioni. Tali informazioni genetiche, inoltre, sono importanti per poter sviluppare un vaccino per il koala. L’altra grande problematica riguarda il retrovirus del koala (KoRV), che causa un’immunodeficienza, nell’animale, simile alla nostra Aids. Su questo virus ancora gli scienziati hanno poche conoscenze, anche se è probabile che il virus possa manifestarsi con più di 100 inserzioni all’interno del genoma: anche in questo caso le informazioni potrebbero essere utili per studiare il problema e sviluppare un vaccino.

Via Wired.it

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