Il ruolo della fortuna nelle nostre vite

Fortuna
(Foto: Robert Stump su Unsplash)

Ripercorrendo la storia della Terra fin dai tempi antichissimi Sean Carroll, genetista e biologo molecolare, ci mette davanti alla serie di eventi sfortunati e fortunati che si sono succeduti nella storia della vita, permettendo la sua casuale origine ed il suo casuale sviluppo. Riprendendo le idee “rivoluzionarie” esposte dal biologo francese Jacques Monod nel suo libro Il caso e la necessità, scritto negli anni ‘70, Carroll mette in evidenza il ruolo del caso, o della fortuna se vogliamo, nel nostro essere qui, e vivi, sia a livello individuale che a livello di specie.

Il primo evento casuale descritto da Carrol come una vera e propria apocalisse è l’impatto di un asteroide con il pianeta Terra, avvenuto circa 60 milioni di anni fa, al limite tra il periodo Cretaceo e il Paleogene. Le tracce mostrano che la caduta doveva essere avvenuta vicino al Golfo del Messico, ma le sue conseguenze sono state disastrose su tutto il pianeta: roccia scagliata in tutte le direzioni, materiale precipitato sull’America settentrionale, pioggia di meteore incandescenti, produzione di fumi e vapori che hanno ridotto per molti anni la radiazione solare, aumento della CO2 in atmosfera e, soprattutto, gravissime conseguenze sull’esistenza dei viventi. A questo evento si attribuisce l’estinzione dei dinosauri, la scomparsa di specie vegetali, di uccelli e di molte specie planctoniche.

Eppure, commenta Carroll, nonostante questo disastro qualcuno riuscì comunque a sopravvivere: un sottogruppo di mammiferi che, per puro caso, o fortuna, hanno avuto la possibilità di evolversi. Dopo questa catastrofe il nostro pianeta ha subito altre profonde trasformazioni che non hanno ucciso i nostri progenitori, nonostante profondi cambiamenti climatici, migrazioni di placche tettoniche (tra cui la massa continentale indiana), l’estinzione e l’affermarsi di nuove specie. 

Dunque siamo qui per caso, conclude Carroll che, avvicinandosi ai nostri tempi, racconta il percorso culturale che portò Darwin a immaginare come nuove specie potessero formarsi e sopravvivere nel tempo. Per arrivare a formulare una teoria evolutiva fondata sulla selezione naturale nella complessa e casuale relazione tra organismi e ambiente, non solo furono  per lui essenziali le osservazioni e i materiali raccolti nel viaggio sulla Beagle, ma anche i suoi studi ed esperimenti personali. Le sue lunghe e accurate osservazioni su specie animali e vegetali gli permisero, infatti, di immaginare la natura accidentale o casuale delle variazioni in ampie comunità di organismi. Secondo Darwin, la probabilità ha un ruolo importante nell’affermarsi della selezione naturale, eliminando così qualunque necessità di intervento divino.

Solo un secolo dopo i biologi individuarono nella molecola del DNA, responsabile dell’informazione genetica, la possibilità di errori casuali nella sua struttura e nel suo funzionamento. Le mutazioni nel patrimonio di “informazioni per vivere” trasmesso dai genitori ai figli producono, col trascorrere dei millenni, un albero genealogico complesso e articolato di tutte le specie attualmente sopravvissute e tutte ugualmente evolute: mutazione molecolare e selezione naturale sono le modalità con cui il caso permette o non permette la vita sulla terra.

Ancora un evento accidentale è all’origine della vita di ciascuno di noi: l’incontro casuale di una cellula germinale maschile e una femminile nel processo di fecondazione, a cui segue un complesso sviluppo embrionale e poi una vita adulta. La distribuzione casuale dell’informazione genetica racchiusa nei cromosomi degli ovuli e degli spermatozoi, lo scambio casuale di parti tra i cromosomi nella maturazione delle cellule germinali, le mutazioni casuali sul DNA, la casualità della fusione tra quell’ovulo e quello spermatozoo ci rende, tutti, casualmente unici all’interno della nostra specie.

Non sempre il caso ci è favorevole: anomalie cromosomiche e mutazioni nel patrimonio ereditato dai genitori possono essere causa di gravi malattie o rendere impossibile lo sviluppo embrionale. A queste si aggiungono mutazioni che intervengono nel corso della vita, dovute anche a condizioni ambientali dannose, al caso o a cattive abitudini: queste possono attivare meccanismi tumorali, mettere in funzione geni fuori controllo, attivare o disattivare i controlli sul funzionamento di proteine essenziali. Ma ogni mutazione, conclude Carroll, è in sé un prodotto inevitabile e indesiderabile dell’essere vivi, ed anche gli eventi cancerogeni sono spesso una conseguenza della fortuna di essere vivi più a lungo.

Una curiosa conversazione, immaginata da Carroll tra scienziati come Monod, scrittori come Camus e Vonnegut, comici e umoristi come Idle e Maher, permette di condividere “umorismo e buon senso” mettendo in evidenza il ruolo del caso a proposito di come sarebbe potuta andare, nelle loro vite personali, nei pericoli e nelle vicende della loro esistenza. Fortuna e sfortuna si intrecciano nelle testimonianze ma resta la drammaticità dell’osservazione di Monod nel suo libro già citato: “L’uomo finalmente sa di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo da cui è emerso per caso”.

Credits immagine: Robert Stump su Unsplash