“The blob”, record di balene impigliate sulla West Coast

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(Credits:John Calambokidis/Cascadia Research Collective)

The blob”, così gli scienziati hanno battezzato l’enorme massa di acqua calda che tra il 2014 e il 2016 si è formata nell’Oceano Pacifico, devastando interi ecosistemi incapaci di resistere all’aumento delle temperature. E, indirettamente, causando anche la morte di molti uccelli, per fame, e di leoni marini, per avvelenamento da eccessiva fioritura di alghe. Ma non sarebbe tutto: sulla West Coast degli Stati Uniti il blob sarebbe anche all’origine di un numero record di “entanglement” di balene nelle reti da pesca: più di una cinquantina all’anno. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato su Nature Communications.

I cambiamenti causati dal blob

Tra le prime conseguenze del fenomeno c’è stata la diminuzione del krill, fonte primaria di nutrimento delle megattere, che per non morire di fame si sono dovute avvicinare alla costa, in un’area ricca di acciughe. Un ottimo ripiego a livello nutrizionale. Tuttavia, anche i pescherecci dediti alla pesca dei granchi, penalizzati a loro volta dall’eccessiva fioritura algale, si sono diretti in quella stessa area. Una coincidenza di eventi che ha portato, secondo Jarrod Santora ricercatore presso il Southwest Fisheries Science Center (SWFSC) della NOAA Fisheries e primo autore della ricerca, a un aumento delle megattere impigliate nelle reti. Con tutte le conseguenze che ne possono derivare per questa specie a rischio. “Siamo stati in servizio tutti i giorni per settimane per liberare le balene impigliate”, racconta Karin Forney coautrice dello studio.

Blob e megattere

Per capire come il blob avesse influito sulla distribuzione delle specie alla base del’alimentazione delle megattere, gli scienziati hanno formulato un Indice di compressione dell’habitat (HCI), che unisce i dati sulla distribuzione delle specie di cui si nutrono le balene e delle balene stesse. Il gruppo di ricerca di Santora ha potuto così confermare la sovrapposizione delle aree di pesca con quelle di foraggiamento delle balene durante il blob. Una sovrapposizione che avrebbe portato a numeri record di balene impigliate, oltre la cinquantina l’anno (per il 2015 e 2016, secondo quanto riferito dalla then-record NOAA Fisheries’ West Coast Region).

Un dialogo tra pescatori e scienziati

La comunicazione tra ricercatori e operatori del settore della pesca è fondamentale per arginare alcune problematiche durante eventi come il blob. In quest’ottica, Santora e collaboratori hanno creato un sito web che utilizzerà i dati delle condizioni oceanografici e l’HCI per prevedere le aree in cui è più probabile che le balene si nutrano a largo della costa occidentale. Queste informazioni potrebbero essere usate dai pescatori di granchi per definire dove posizionare le reti e ridurre il rischio di impigliamento per le megattere. I ricercatori suggeriscono l’utilizzo di questi dati sin da subito per trovarsi pronti se si dovesse presentare un nuovo blob e per creare una banca dati che potrebbe aiutare nel monitoraggio di questi cetacei a rischio.

Riferimenti: Nature Communications

(Credits immagine copertina: John Calambokidis/Cascadia Research Collective)

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