Il clima si studia grazie agli elefanti marini

Come si scopre la fonte di una massa d’acqua profonda antartica? Ci si arma di pazienza, una buona ipotesi di partenza, immagini satellitari, sensori sottomarini e, non ultimo, un buon numero di elefanti marini. È così almeno che un gruppo di ricercatori guidati da Kay Ohshima dell’Università di Hokkaido ha scoperto l’elusiva origine di una “corrente di acqua profonda antartica”, uno dei fiumi sottomarini di fredda acqua polare che contribuiscono a regolare il clima del pianeta. Nello studio, pubblicato su Nature Geoscience, i ricercatori hanno seguito gli spostamenti di un gruppo di elefanti marini (Mirounga leonina) equipaggiati con sensori satellitari. In questo modo sono stati raccolti dati preziosi, che hanno permesso di svelare la misteriosa origine della corrente oceanica.

Le acque profonde antartiche, in inglese Antarctic bottom water (o Abw), sono correnti di acqua fredda e particolarmente salina che si forma vicino alle coste antartiche. Essendo più densa della normale acqua marina, l’Abw sprofonda verso il fondale oceanico, raggiunto il quale scorre lentamente in enormi fiumi sottomarini che si diramano per tutto il globo, contribuendo a regolare il clima terrestre. 

Fino a oggi erano noti solo 3 punti di origine di queste acque profonde antartiche: un primo scoperto nel mare di Weddell nel 1940, e altri due trovati nel mare di Ross e lungo le coste del territorio antartico di Terra Adelia, negli anni ’60 e ’70. Per anni gli oceanografi avevano speculato sulla probabile esistenza di altri punti di origine, senza riuscire però ad individuarli. In alcuni campioni erano stati trovati degli inquinanti atmosferici, noti come clorofluorocarburi, che suggerivano che la massa d’acqua profonda da cui provenivano fosse venuta in contatto con l’aria in una zona lontana dai tre punti di origine noti. 

Utilizzando questa informazione, il team di Ohshima ha formulato l’ipotesi che i campioni potessero avere avuto origine in una polynya, una regione di acque aperte in cui le correnti marine e i venti impediscono la formazione di ghiaccio. Utilizzando le immagini satellitari, i ricercatori hanno quindi controllato diverse polynya, individuando un possibile candidato nella regione di Cape Darnley. È a questo punto che sono entrati in gioco gli elefanti marini. Utilizzando dei sensori installati sul fondale e monitorando gli spostamenti degli animali taggati, i ricercatori hanno analizzato la zona, alla ricerca di forti correnti discendenti che tradissero la presenza di una corrente di acqua profonda antartica. L’analisi dei dati ha quindi confermato che si trattava proprio della zona di origine cercata.

“Gli elefanti marini hanno raggiunto una zona della costa irraggiungibile con le barche”, spiega Guy Williams, oceanografo dell’Antarctic Climate and Ecosystems Cooperative Research Centre di Hobart, in Australia, coautore dello studio. “Alla ricerca di cibo, diversi esemplari hanno raggiunto una profondità di oltre 1.800 metri, attraversando in questo modo lo strato di acqua più densa che si inabissava verso il fondale dal polynya. Ci hanno fornito così misurazioni preziose per comprendere il funzionamento invernale di questo processo”. Secondo i ricercatori, i dati emersi dallo studio aiuteranno ora a comprendere con più precisione il ruolo svolto dall’Oceano Glaciale Antartico nella regolazione del clima a livello globale, un’informazione che potrebbe risultare preziosa nella lotta contro il riscaldamento globale.

Riferimenti: Nature Geoscience Doi:10.1038/ngeo1738

Credits immagine: Census of Marine Life E&O/Flickr

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