La coda del Sistema Solare

L’eliosfera può essere vista come una gigantesca bolla che ingloba tutto il Sistema solare, campo magnetico della nostra stella e vento solare compresi, e, al pari di una cometa (e di alcune stelle), ha una coda. La notizia arriva dalla Nasa, che grazie alla sua navicella, la Interstellar Boundary Explorer (Ibex) ha rilasciato la prima immagine della coda dell’eliosfera, che separa il Sistema solare dal resto dalla galassia. Coda piuttosto simile, nella forma, a un quadrifoglio

I ricercatori, come racconta il New Scientist, hanno a lungo ipotizzato che l’eliosfera, per effetto del movimento del Sole attraverso la galassia, venisse schiacciata in una forma allungata, con una coda all’estremità. Finora però identificare l’aspetto di questa coda è stato tutt’altro che facile. La sonda Pioneer 10, per esempio, avrebbe potuto farlo dopo aver attraversato l’orbita di Nettuno ma smise di funzionare nel 2003. D’altra parte osservare anche le particelle ai confini della bolla solare è difficile, spiegano gli esperti, perché sono oggetti che non brillano e non identificabili con le metodiche tradizionali. 

Ibex è riuscita nell’intento utilizzando una tecnica diversa. La sonda infatti è in grado di rivelare le particelle neutre create nelle collisioni ai confini dell’eliosfera, il cui tragitto non è influenzato dal campo magnetico, ma viaggiano in linea retta dopo la collisione fino all’arrivo agli strumenti della navicella. L’idea è che osservandone il cammino si riesca a trarre informazioni anche sulle loro zone di provenienza

“Utilizzando atomi neutri, Ibex può osservare strutture molto lontane, anche dall’orbita terrestre”, spiega lo scienziato Eric Christian del Goddard Space Flight Center di Greenbelt, che partecipa alla missione. “E Ibex effettua una scansione del cielo intero, perciò ci ha restituito i nostri primi dati su come appare la coda dell’eliosfera, una parte importante nella comprensione del nostro posto e del nostro movimento attraverso la galassia”. 

Gli atomi neutri energetici che colpiscono Ibex arrivano infatti da molto lontano e sono il risultato di una complessa interazione tra le particelle cariche emesse nel vento solare e che si muovono nell’eliosfera e altre particelle provenienti dal resto della galassia. Quando le due classi di particelle si scontrano, ai confini dell’eliosfera (in una regione nota come eliopausa), si formano atomi neutri energetici che si muovono velocemente e che non sono influenzati nel loro tragitto dal campo magnetico, per cui mantengono la direzione loro impressa nello scontro. Alcuni, dopo questo lungo viaggio, incontreranno anche gli strumenti della sonda Ibex (come mostrato nel video) i quali servono a ricostruire una sorta di mappa delle particelle cariche originarie (e quindi del luogo dello scontro), come spiega  David McComas, principal investigator dello strumento. 

La mappa in questione è quella di un quadrifoglio per l’appunto, che mostra la presenza di particelle più lente ai lati e più veloci in alto e in basso, risultante della combinazione delle immagini raccolte dalla sonda Ibex nel giro di tre anni. La ricostruzione è consistente con l’idea che il Sole emetta vento solare più veloce in prossimità dei poli rispetto a quello rilasciato all’equatore. Anche se, concludono i ricercatori, il quadrifoglio sarebbe leggermente rotato rispetto alla nostra stella, non perfettamente allineato e potrebbe cambiare in dipendenza delle variazioni dell’attività solare.

Via: Wired.it

Creidts immagine: Nasa

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