Là dove nascono gli tsunami

Perforare fino al punto in cui nascono gli tsunami per capire esattamente come e perché si originano. Un obiettivo da romanzo, eppure è quello che hanno intenzione di fare alcuni geologi della Rice Unversity (Houston, Texas). Il programma giapponese e statunitense si chiama Integrated Ocean Drilling Program (Iodp) e si propone di perforare, entro il 2012, fino a sei chilometri di profondità nella Fossa di Nankai, una zona sismica situata nell’Oceano Pacifico, al largo delle coste sud-orientali del Giappone.

L’idea è nata dai risultati raccolti durante una spedizione internazionale di trivellazione condotta dal geologo Dale Sawyer. A bordo della nuova nave scientifica “Chikyu”, i ricercatori hanno potuto eseguire le misurazioni dei parametri fisici. La spedizione ha rilevato così delle forti discontinuità degli stress fisici cui è sottoposta quella particolare zona.

Nankai è una fossa di subduzione, in cui un lembo della crosta terrestre scivola sotto il lembo un’altra (l’incontro di due placche tettoniche). Di  solito i terremoti nascono proprio in questi luoghi di “sfregamento”: per ragioni ancora non completamente comprese infatti, le placche alcune volte si bloccano, creando punti di forte tensione. L’energia immagazzinata in questi punti viene poi “sprigionata” tutta insieme quando il carico di rottura della crosta terrestre viene superato dalle forze che spingono le due placche una contro l’altra. Ma i terremoti e gli tsunami non si originano ovunque lungo la faglia: “Nonostante la zona di incontro tra le placche tettoniche possa essere lunga centinaia di chilometri e profonda decine, il punto in cui nascono i grandi terremoti si trova spesso a soltanto cinque-seimila metri di profondità. La nostra intenzione è capire perché.”, dice Sawyer.
La spedizione tornerà alla Fossa di Nankai ogni anno fino al 2012, per giungere fino a sei chilometri, tre volte la profondità delle attuali trivellazioni per scopi scientifici, utilizzando la tecnologia delle navi petrolifere. Gli scienziati cercheranno di raccogliere le prime dirette evidenze degli epicentri, campioneranno rocce e fluidi della faglia e monitoreranno l’attività che potrebbe portare al prossimo grande terremoto. (m.g.)

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