Ogm, tutto (o quasi) da rifare

A mescolare le carte nel già confuso panorama delle legislazione sugli Ogm in agricoltura, è arrivata il 17 marzo la sentenza delle Corte Costituzionale sulla legge 5/2005, quella che aveva regolato l’utilizzo di sementi Ogm in Italia. La legge vietava l’utilizzo di coltivazioni Ogm nel nostro paese fino a quando non fossero state fissate precise norme sulla coesistenza tra quelle colture e quelle tradizionali, in modo da tutelare queste ultime dalle contaminazioni. Fissare queste regole doveva essere compito della Conferenza Stato-Regioni, con l’aiuto di un comitato ad hoc di esperti nominati da Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Politiche Agricole e appunto Conferenza Stato-Regioni. In questo modo, le norme sulla coesistenza e i piani di coltivazione per ogni regione sarebbero stati decisi a livello centrale. Contro questa legge si è appellata, a marzo dello scorso anno, la regione Marche, che partendo da una posizione anti-Ogm ne contestava diversi punti: la necessità stessa di attuare la raccomandazione comunitaria 556/2003 (quella, per intenderci, secondo cui nessuno stato può vietare la coltivazione di Ogm ma può al massimo fissare norme per tutelare le coltivazioni tradizionali), che non avrebbe invece contenuto vincolante; la scelta di farlo con un provvedimento urgente che non lasciava spazio a un’ampia consultazione dei cittadini; e l’attribuzione alla legislazione statale di provvedimenti che, in quanto legati all’agricoltura, spettavano invece alle singole regioni. La Corte Costituzionale ha respinto i primi punti: rimane quindi intatto il principio della coesistenza e quindi l’idea che le coltivazioni Ogm non vadano proibite, ma regolate, poste a opportuna distanza da quelle tradizionali e chiaramente etichettate; ma ha accolto gli altri, in sostanza affidando a ogni singola Regione la normativa sulla coesistenza. “La coltivazione a fini produttivi”, scrive la Consulta, “riguarda chiaramente il nocciolo duro della materia agricoltura, che ha a che fare con la produzione di vegetali ed animali, destinati all’alimentazione’’. E dopo la riforma del titolo V della Costituzione, la disciplina dell’agricoltura e’ di competenza delle Regioni. Dall’articolo 3 in poi la legge sulla coesistenza è quindi lesiva della competenza regionale. Anche perché i diversi territori italiani sono ‘’notoriamente molto differenziati dal punto di vista morfologico e produttivo”. Cancellata anche, appunto in quanto atto ‘centrale’ in materia di agricoltura e quindi illegittimo, la moratoria temporanea sull’uso degli Ogm che la legge fissava in attesa dei piani di coesistenza. Il risultato? Un vuoto normativo che si trascinerà probabilmente fino a ben dopo le elezioni. E che ha già suscitato reazioni molto variegate da parte di tutti i soggetti coinvolti. Il Ministro delle Politiche Agricole Giovanni Alemanno ha criticato soprattutto l’iniziativa della Regione Marche e ha ribadito l’esigenza, pur nel rispetto delle competenze regionali, di una legislazione nazionale che garantisca la produzione italiana e garantisca tra l’altro la gestione delle aree di confine tra regioni diverse. Per questo, ha chiesto alle Regioni di concordare comunque al più presto una linea comune, di fatto ‘aggirando’ l’effetto della sentenza, e ha annunciato lo studio di un provvedimento d’urgenza per prorogare la moratoria almeno fino all’insediamento del prossimo governo. Plaude alla sentenza Assobiotec, il cui presidente Roberto Gradnik ha parlato dell’apertura di una “nuova era, nella quale sarà possibile misurare concretamente i benefici e le opportunità che i prodotti geneticamente migliorati possono offrire agli imprenditori agricoli e alla agricoltura nazionale”. Molta preoccupazioni invece da parte ambientalista, soprattutto per la sospensione della moratoria. Loredana de Petris, senatrice dei Verdi ha parlato di ‘’una sentenza di segno contradditorio. Da un lato ribadisce la piena potestà delle Regioni a decidere sulla coesistenza e quindi rispedisce al mittente le e pessime linee guida del Ministero delle politiche agricole, che avrebbero consentito la contaminazione delle filiere alimentari. Dall’altro cancella la moratoria e le sanzioni, aprendo di fatto la strada alla diffusione delle sementi modificate già autorizzate dalla Commissione europea. Ora è indispensabile che tutte le Regioni adottino leggi per la tutela, in via transitoria, del proprio territorio, per consentire al nuovo Parlamento di legiferare efficacemente’’.

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