Categorie: AmbienteVita

Perché i dinosauri non abitavano i tropici?

È stato svelato l’enigma che ha da sempre dato del filo da torciere ai paleontologi, ovvero perché i primi dinosauri comparsi sulla Terra non avessero mai abitato le regioni equatoriali, prediligendo invece la loro diffusione alle alte latitudini. A rispondere è oggi uno studio pubblicato su Pnas, condotto da Jessica H. Whiteside dell’Università di Southampton (Regno Unito), che ha appunto spiegato il perché i dinosauri, nei primi 30 milioni di anni dalla loro comparsa sulla Terra, vissero lontano dall’Equatore e da tutte le regioni a basse latitudini, dove solo pochi erbivori di taglia piccola riuscivano a trovare quelle condizioni che permettevano loro la sopravvivenza.

La causa principale del perché i dinosauri disdegnassero le regioni equatoriali sembrerebbe essere stata il clima, caratterizzato da eventi di siccità estremi, raggiungendo temperature fino a 600°C, e dal verificarsi di numerosi incendi (ogni dieci anni circa). Queste condizioni imprevedibili ed estreme, con picchi di siccità e caldo intenso, avrebbero reso difficile la crescita abbondante e la sopravvivenza della vegetazione, dieta dei dinosauri erbivori come Brachiosaurus, Diplodocus e Brontosaurus. “Le condizioni erano molto simili a quelle dell’arido occidente degli Stati Uniti di oggi”, spiega Whiteside: “Il clima altalenante e duro con diffusi incendi ha fatto sì che solo i piccoli dinosauri carnivori bipedi, come Coelophysis, potessero sopravvivere”.

Per arrivare a questa conclusione, Whiteside e il suo team hanno prelevato e studiato campioni di una formazione rocciosa nel New Mexico. Nel tardo triassico, periodo in cui queste rocce si sono depositate, il nord del New Mexico – che faceva parte del supercontinente Pangea – era molto vicino all’equatore, precisamente a circa 12 gradi di latitudine nord, cioè alla stessa latitudine in cui si trova attualmente la punta più a sud dell’India. All’interno della formazione rocciosa gli esperti hanno evidenziato la presenza di resti fossili di animali, di pollini di piante, di spore di felci, e di resti di remoti incendi, misurando l’abbondanza relativa degli isotopi della materia organica (carbonio e ossigeno) negli antichi suoli.

Le misurazioni isotopiche hanno indicato che il livello di anidride carbonica atmosferica nel corso del Triassico era da quattro a sei volte più alto di quello attuale: secondo i modelli climatici, a questa concentrazione di anidride carbonica si associano fluttuazioni meteorologiche molto frequenti ed estreme. Il clima era quindi probabilmente arido e favoriva frequenti incendi che cambiavano continuamente forma alla vegetazione, fondamentale per la sopravvivenza degli erbivori.

“Questo è il primo studio sul clima e sul cambiamento della fauna associata di questo ecosistema, contenente una vasta documentazione di vertebrati fossili, tra cui i primi dinosauri. Per la prima volta, siamo stati in grado di esaminare l’interazione tra il cambiamento climatico e l’evoluzione dell’ecosistema alle basse latitudini, facendo luce su quello che era stato uno dei principali aspetti irrisolti della comparsa dei dinosauri”.

Riferimenti: Pnas DOI: 10.1073/pnas.1505252112

Credits immagine: Victor Leshyk

 

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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  • Siamo sicuri sulla temperatura di 600°C? viene paragonata a quella di alcune zone degli USA ma a me non risultano temperature così elevate. Inoltre mi pare davvero inverosimile

  • Salve Dario, questo è quanto riporta il paper.
    L'analisi della formazione geologica degli strati rocciosi fornisce prove della variabilità ambientale e dell'aridità che caratterizzavano queste aree. In questi strati sono stati rinvenuti depositi di carbone che hanno fornito indizi sull'intensità degli incendi avvenuti in quel periodo. In particolare, uno strato si sarebbe formato addirittura a 680°C, mentre un altro si sarebbe prodotto da combustioni meno calde (relativamente, intorno ai 320°C).

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