Siamo (anche) figli degli Yamnaya

“Le migrazioni sono un fenomeno importante per plasmare la nostra evoluzione e la nostra diversità genetica”. Così Beniamino Trombetta, docente di Genetica umana e di Evoluzione molecolare dell’Università “Sapienza” di Roma, commenta il più grande studio sul DNA antico realizzato finora, pubblicato a febbraio su Nature. Un centinaio di archeologi e genetisti dell’Università di Harvard, coordinati da David Reich, ha sequenziato 625 genomi – il 40% dei genomi analizzati finora – per ricostruire due importanti fenomeni migratori che, sebbene abbiano attraversato l’Europa circa 5000 anni fa, hanno contribuito notevolmente a plasmare il corredo genetico della nostra specie. “Ultimamente il DNA antico viene sempre più utilizzato per studiare questioni storiche rimaste ancora aperte”, prosegue Trombetta, “contribuendo enormemente al gap conoscitivo riguardo l’evoluzione sociale e biologica della nostra specie.

Professor Trombetta, cos’è il DNA Antico e perché è così importante utilizzarlo?

Il DNA antico è il DNA che può essere estratto da campioni ossei di individui vissuti nel passato. Non esiste una cesura netta per definire qualcosa di antico, fatto sta che adesso siamo in grado di estrarre DNA da campioni relativamente recenti, come ad esempio quelli estratti da cimiteri medioevali, oppure da campioni molto più antichi, come quelli appartenenti ad altre specie del genere Homo.

Lo studio condotto da Reich spiega che gli Yamnaya arrivano in Europa circa 5000 anni fa e si mescolano fin da subito con gli antichi europei. Siamo i figli di questa unione?

Gli Yamnaya erano individui appartenenti ad una cultura fiorita tra l’età del rame e l’età del ferro, e l’importanza biologica degli eventi migratori di questa popolazione è stata messa in luce solo recentemente. Si è stimato che circa il 30-40% del genoma delle popolazioni nord europee sia stato influenzato dalla migrazione degli Yamnaya, e anche il genoma delle popolazioni dell’Europa meridionale sembra esserne stato influenzato. Gran parte della diversità genetica maschile, per esempio, si è originata in un periodo temporale confrontabile con quello in cui è avvenuta la migrazione degli Yamnaya in Europa, suggerendo un possibile coinvolgimento di questa popolazione nel plasmare la variabilità genetica dei “maschi” europei moderni.

Quali sono gli altri fenomeni migratori che hanno influenzato il patrimonio genetico europeo?

Per quanto sia difficile chiare tutte le migrazioni che hanno plasmato il pool genetico europeo, grazie agli studi sul DNA antico si è visto che il quadro che ne emerge è molto più complesso di quanto precedentemente creduto. Il DNA europeo sembra che sia stato influenzato principalmente da tre popolazioni molto differenziate: cacciatori-raccoglitori dell’Europa occidentale, antichi europei che praticavano l’agricoltura di derivazione medio-orientale e una popolazione di origine nord orientale.

E il corredo genetico italiano?

Recentemente, un lavoro pubblicato sulla rivista Annals of Human Biology ha chiarito diversi aspetti sociali ed evolutivi legati alla popolazione dei Piceni: uno dei più misteriosi gruppi etnici che popolavano la regione medio adriatica dell’Italia prima dell’invasione romana. Le nostre conoscenze su questa popolazione sono principalmente dovute all’analisi di materiale archeologico. L’analisi del DNA ha permesso di chiarire meglio alcuni aspetti sociali e biologici dei Piceni, come il loro contributo nel plasmare il pool genetico dell’Italia centrale.

Che ruolo giocano, quindi, le migrazioni per l’evoluzione della nostra specie?

Le migrazioni permetto il trasferimento di materiale ereditato da una popolazione all’altra, e questo potrebbe dare vari vantaggi evolutivi, consentendo al genoma di avere una certa plasticità nel rispondere ai cambiamenti ambientali.

Articolo prodotto in collaborazione con il Master SGP di Sapienza Università di Roma

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