Siccità e alluvioni in aumento. Ecco la mappa delle aree più colpite

siccità
(Foto via Pixabay)

Quando si parla di riscaldamento globale bisogna sempre precisare che l’aumento della temperatura altera il clima, non il meteo. A livello locale e stagionale, possono verificarsi fenomeni di freddo intenso e precipitazioni, che possono indurre i più scettici a credere che l’effetto serra non sia un problema tangibile. Invece, l’aumento medio della temperatura globale ha effetti molto concreti (anche a livello locale), specialmente quanto si tratta di fenomeni climatici estremi, come la siccità. Il peggioramento della siccità in alcune regioni del pianeta è un problema che già oggi causa danni per miliardi di dollari e disagi a centinaia di milioni di persone, fino ad arrivare, per alcune zone, al limite dell’aridità. Tutto questo era stato previsto dai modelli, ma la vera sfida era raccogliere dati reali che ne confermassero la validità. Una ricerca pubblicata questa settimana su Nature mostra chiaramente che il riscaldamento globale ha causato l’aumento della siccità in alcune regioni del pianeta e, paradossalmente, l’aumento delle alluvioni in altre regioni. E stando ai modelli confermati dallo studio, la situazione peggiorerà ancora nei prossimi anni. La ricerca è stata condotta dall’Earth Institute della Columbia University in collaborazione con l’Istituto Goddard per gli studi spaziali della Nasa.

Un atlante della siccità

Ma come si studia la siccità? Si guarda, per esempio agli alberi, veri e propri archivi naturali. Lo studio degli anelli degli alberi è la disciplina scientifica, chiamata dendrocronologia e permette di ricostruire il clima di una data regione anche per migliaia di anni nel passato. Ad esempio, è possibile ricostruire con precisione l’alternanza tra siccità e precipitazioni in un dato periodo, la loro durata e la loro intensità.

Come lo studio degli anelli degli alberi aiuta l’analisi della siccità: anelli spessi-anni bagnati, anelli stretti-anni più secchi. iNASA’s Scientific Visualization Studio

È grazie alle migliaia di dati sugli anelli degli alberi pubblicati da siti in giro per il mondo, che i ricercatori dell’Earth Institute hanno potuto costruire un “atlante della siccità”, che ha fornito la base per la ricerca. Infatti, conoscendo i livelli di siccità e di precipitazioni nei secoli (per alcune regioni ci si è spinti fino da 600 a 900 anni fa), gli scienziati hanno potuto studiare le naturali oscillazioni di questi eventi per poterle così distinguere dalle variazioni anomale introdotte dal cambiamento climatico causato dall’essere umano durante il periodo di industrializzazione.

I ricercatori non si sono limitati solo alle precipitazioni. Hanno preso in considerazione anche un indice più preciso, ma più problematico da valutare: l’umidità del suolo. Questo valore è dovuto al bilancio tra evaporazione e precipitazioni ed è uno degli indici più importanti per l’agricoltura e la silvicoltura. L’umidità del suolo è difficile da valutare, perché evaporazione e precipitazioni sono fenomeni che possono rafforzarsi o contrastarsi a vicenda: l’aria calda può portare aria umida e quindi nuove precipitazioni, oppure può contribuire all’evaporazione dell’acqua già presente nel terreno, favorendo la siccità. Stabilire quale fattore predomina è un problema complesso che dipende da vari fattori come il vento, la topografia, le nuvole e la vicinanza della regione all’oceano.

Siccità, come è cambiata nel tempo

Dal 1900 a oggi ci sono dati raccolti direttamente sui territori (senza il bisogno di ricorrere agli alberi) per monitorare tutti i valori utili allo studio del clima, come la temperatura, ma anche le precipitazioni e l’umidità del suolo. Questo ha permesso agli scienziati di fare un confronto tra diverse epoche.

Per esempio, dal 1900 al 1949 è più evidente l’influenza del riscaldamento globale sulla siccità. In questo periodo, come predetto dai modelli, sono stati osservati aumenti anomali della siccità in Australia, in gran parte del centro e del nord America, nell’area del Mediterraneo, nella Russia occidentale e nel sud-est asiatico. Nello stesso periodo è diventato più umido in Cina occidentale, in gran parte dell’Asia centrale, nel sub continente indiano, in Indonesia e nel Canada centrale.

Dal 1950 al 1975 gli aumenti anomali oscillano fino a sembrare eventi casuali. Quest’apparente contraddizione con la tesi dell’articolo è stata spiegata dagli scienziati con gli aerosol. Queste sostanze (colloidi in cui un liquido o un solido sono dispersi in un gas, ad esempio usati nelle bombolette spray) hanno conosciuto una diffusione enorme in passato, prima che leggi ambientali più rigide ne limitassero l’uso. Gli aerosol possono modificare la formazione delle nubi, la pioggia e le temperature. Possono bloccare i raggi solari e agire come nuclei per la formazione di gocce di pioggia. Gli scienziati sono quindi convinti che la diffusione degli aerosol abbia influenzato fortemente i dati di questo periodo, mascherando gli effetti dovuti ai gas serra, che comunque hanno continuato ad aumentare.

Il terzo periodo va dal 1970 a oggi. Molti paesi hanno introdotti leggi ambientali più stringenti, con una consistente diminuzione degli aerosol. Ciononostante, le attività industriali sono aumentate, e così i gas serra e la temperatura del pianeta. Il risultato è che l’influenza del riscaldamento globale sulle precipitazioni riemerge chiaramente dai dati dal 1981 in poi. L’aumento della siccità in rapporto alla temperatura globale non è ancora evidente come nel primo periodo, ma è in costante aumento, specialmente dal 2000 in poi.

Sempre più secco o sempre più umido

“Se non dovessimo vedere un ulteriore aumento della siccità nei prossimi dieci anni”, ha spiegato Kate Marvel, prima autrice dello studio, “potremmo anche chiederci se ci siamo sbagliati. Tuttavia, tutti i modelli predicono un aumento della siccità senza precedenti in alcune zone del Nord America, nel Mediterraneo e in Asia”.

Molte aree a vocazione agricola potrebbero diventare aride in modo permanente. Questo non significa necessariamente che diminuiranno le piogge. In alcune regioni come l’America centrale, gli Stati Uniti occidentali e l’Europa le precipitazioni rimarranno stabili, o addirittura aumenteranno. Il problema è che l’aumento delle temperature in queste regioni farà prevalere l’evaporazione dell’acqua, causando una diminuzione dell’umidità del suolo e di conseguenza un aumento della siccità. Il Mediterraneo subirà l’impatto maggiore, con un doppio effetto: la diminuzione delle precipitazioni e un aumento della siccità causata dal caldo. Inoltre, in queste regioni ci si attende un aumento della popolazione e un conseguente maggiore consumo di acqua. Insomma, le conseguenze di questi aumenti della maggiore siccità possono essere anche sociali e contribuire alla nascita di conflitti.

Un precedente studio ha messo in connessione il riscaldamento degli anni 2006-2010 con il recente conflitto in Siria. Secondo i ricercatori, la siccità ha contribuito a creare le condizioni economiche e sociali che hanno favorito l’iniziale ribellione.

Se alcune regioni diventeranno sempre più aride, altre saranno sempre più umide, ma non è detto che sia una buona notizia. L’India e altre nazioni confinanti si trovano lungo il percorso dei venti monsonici, che portano acqua nelle regioni dagli oceani Pacifico e Indiano. Questi oceani si stanno scaldando, creando le condizioni per piogge sempre più abbondanti, molto spesso in forma di alluvioni incontrollabili, che avverranno con sempre maggiore frequenza e non necessariamente nei periodi di maggiore bisogno.

Se i dati contenuti nello studio non lasciano ben sperare, d’altro canto forniscono anche la conferma che i modelli climatici sono sempre più precisi. E fare delle previsioni accurate è fondamentale per mettere in atto tutte le misure necessare ad affrontare il clima che ci aspetta.

Riferimenti: Nature

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