COP 25 e cambiamenti climatici, le conferenze che hanno fatto storia

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(Foto via Pixabay)

Le temperature sono aumentate di oltre 1°C rispetto all’inizio della rivoluzione industriale. E, se continuiamo così, in questo secolo l’aumento potrebbe toccare addirittura i 3,4 – 3,9°C: un esito fortemente negativo da scongiurare in tutti i modi. A ribadirlo è l’Onu, mentre a Madrid è in corso la COP 25, la 25esima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico. Obiettivo: far sì che ci si impegni realmente affinché l’aumento delle temperature sia contenute entro 1,5 °C, come sancito dall’Accordo di Parigi del 2015. Ma la COP 25 è soltanto l’ultimo di una serie di appuntamenti che hanno fatto storia nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici. Quali?

1987: il primo trattato sull’ozono

Il primissimo accordo che riguarda l’ambiente è il Protocollo di Montréal, firmato il 16 settembre 1987 da 197 paesi fra cui l’Italia. L’obiettivo era limitare la produzione e l’uso di sostanze che danneggiano la fascia d’ozono stratosferico che ci protegge da radiazioni molto nocive. I diversi stati si sono impegnati a cessare l’uso di queste sostanze e a gestire il recupero – raccolta e smaltimento – di quelle già prodotte. Inizialmente, gli idrofluorocarburi (HFC) hanno sostituito i dannosi clorofluorocarburi. Ma poi abbiamo via via eliminato anche questi ultimi perché, anche se non ozono-lesivi, erano comunque gas serra inquinanti. Anche se riguarda solo l’ozono, il Protocollo di Montréal ha avuto importanti e positivi effetti collaterali per l’ambiente. Infatti, è stato il primo accordo internazionale che ha contribuito in modo significativo a combattere l’innalzamento delle temperature e dunque i cambiamenti climatici, come dimostra anche uno studio appena pubblicato su Environmental Research Letters.

1997, il Protocollo di Kyoto

Ma se si parla specificamente di clima, i meeting dedicati soprattutto ad affrontare il problema della emissioni di gas serra sono le Conferenze delle Parti (le COP, appunto), nate a loro volta sulla scia della prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente: il Summit della Terra a Rio de Janeiro, nel 1992. Il Summit della Terra è il primo evento che ha posto le basi per lo sviluppo del noto Protocollo di Kyoto, un trattato internazionale essenziale per la lotta ai cambiamenti climatici, redatto in maniera completa nella conferenza COP del 1997. Entrato in vigore nel 2005, il trattato prevede la riduzione delle emissioni almeno dell’8,65% rispetto a quelle registrate nel 1990. Moltissimi paesi hanno aderito e messo in atto le misure prescritte, inclusa l’Italia. Ma non tutti l’hanno fatto, in particolare mancano gli Stati Uniti che non l’hanno ancora ratificato (qui la mappa dei paesi aderenti).

2015, l’Accordo di Parigi

Negli anni successivi le nazioni hanno lavorato per arrivare a un patto definito e condiviso per combattere il riscaldamento globale. Nel 2009, nella COP 15, con l’accordo di Copenhagen, per la prima volta è stata messo nero su bianco la necessità di evitare di superare la soglia dei 2 °C in termini di aumento delle temperature del pianeta. Ma di fatto la stipulazione del patto viene rimandata al 2015, che diventerà l’anno chiave della lotta alle emissioni. Nel 2015, infatti, durante la COP 21, arriva il primo grande accordo globale di 196 paesi, l’Accordo di Parigi, entrato in vigore il 4 novembre 2016, che prevede che il riscaldamento globale venga mantenuto almeno entro i due gradi centigradi e possibilmente entro gli 1,5 °C.

2019, la COP 25 sui cambiamenti di climatici

Ma l’Accordo di Parigi non basta: nel 2017 un report dell’Onu ha mostrato che nonostante il patto, di fatto l’impegno nazionale è ancora troppo debole e di fatto continuando così si diminuirebbero soltanto di un terzo rispetto all’obiettivo fissato (+1,5 °C) le emissioni di gas serra. Sono necessari sforzi che per ora non stiamo attuando. Di questo si parla alla COP 25, in corso a Madrid, cui ha preso parte anche Greta con i ragazzi dei Fridays for future. I dati di oggi sono davvero preoccupati: l’ultimo decennio è stato in assoluto il più caldo, come mostra il rapporto 2019 dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo). Nel 2018, inoltre, la concentrazione medie globali di anidride carbonica ha raggiunto il livello di 407,8 parti per milione. Si tratta di una concentrazione altissima, sfiorata soltanto circa 3-5 milioni di anni fa, come ha dichiarato Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione Wmo, in un’epoca in cui le temperature erano 2-3 gradi più alte e i livelli dei mari 10-20 metri più elevati.

Per tutte queste ragioni è necessario agire subito e, nonostante la situazione sia così complessa, il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in apertura della COP 25 è di speranza. “Sempre più città”, ha detto il segretario generale, “istituzioni finanziarie e aziende si stanno impegnando per rimanere entro gli 1,5 °C. […] Ciò che ancora manca è la volontà politica”. Per questo è necessario il pieno coinvolgimento dei paesi del G20, che rappresentano i tre quarti della torta delle emissioni globali.

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