Gianni Palombo, Danilo Selvaggi (a cura di)Le coste italianeLipu, 2003pp. 240, euro 10,00Con questo volume dedicato agli ecosistemi costieri, la Lega Italiana Protezione Uccelli inaugura una nuova collana editoriale, l’Osservatorio sulla Biodiversità in Italia: un serie di volumi dedicati all’approfondimento dei temi scientifici, ecologici e culturali legati alla protezione dell’ambiente. La scelta delle coste come tema del primo libro è significativa: sono il luogo di incontro tra gli ecosistemi acquatici e terrestri, per questo condividono ed evidenziano i problemi di entrambi. Inoltre le coste del Mediterraneo, grazie a condizioni climatiche senza eguali nel mondo sono state la culla di numerose civiltà; ma negli ultimi decenni la loro storia è diventata soprattutto una storia di devastazione ambientale, soprattutto a causa del turismo di massa. Dei 7500 chilometri di costa nel nostro paese, solo poche centinaia possono considerarsi ancora integri. “La nostra fascia costiera è stata violentata da impianti industriali, raffinerie e centrali termoelettriche costruite in prossimità del mare o nelle lagune”, scrive Danilo Mainardi nell’introduzione. “Si è trattato e ancora si tratta di un vero assalto distruttivo”. E le prospettive per il futuro non sono buone: “All’orizzonte si profilano il raddoppio della Costa Smeralda, la rete dei porti turistici, l’autostrada della Maremma, l’edificazione di piccole isole come Pianosa e la Maddalena”, scrive questa volta Claudio Celada, presidente della Lipu. “E’ logico chiedersi sino a che punto procederà la distruzione delle nostre coste: ogni giorno ne perdiamo un pezzo”. Il volume tenta di fare il punto della situazione e individuare strade per salvaguardare le ultime coste libere e tentare il recupero di quelle sofferenti. Il libro è una raccolta di articoli e saggi di 42 autori, tra cui Giorgio Nebbia, Danilo Mainardi, Paolo Cacciari, Niki Vendola, ed è suddiviso in quattro capitoli. Nel primo si trova una analisi della natura delle coste italiane, della loro vegetazione e fauna. Nel capitolo 2 sono illustrate le principali minacce per le coste italiane: urbanizzazione, turismo irresponsabile, bracconaggio, criminalità organizzata, inquinamento industriale. Singoli saggi sono dedicati ai tratti di costa più emblematici degli scempi compiuti nel nostro Paese: il litorale tra Pozzuoli e il Garigliano in Campania e le coste della Sicilia orientale, vere capitali dell’abusivismo edilizio. Nel capitolo 3 vengono presentate alcune possibilità per salvare le coste. Leggiamo così il racconto dettagliato della campagna che la Lipu sta conducendo in difesa della costa ionica lucana, una delle ultime spiagge sabbiose d’Italia ancora in gran parte “salve”; o dell’oasi costiera di Ca’ Roman, nella parte meridionale della laguna di Venezia. Infine, il capitolo 4 è dedicato ai significati culturali e sociali della costa, del suo ruolo di linea di confine e di “interfaccia” tra terra e mare. E qui c’è spazio per una revisione storica dei progetti di salvaguardia della laguna di Venezia e della concezione del sistema di dighe mobili Mose: duramente criticato dall’autore del saggio in questione, l’assessore veneziano all’ambiente Paolo Cacciari, che vede nel progetto proprio il risultato di una errata concezione del significato storico e sociale, oltre che ecologico, della laguna. Il quadro che emerge dal libro è a dir poco fosco, e in più punti gli autori si chiedono se le coste italiane, e insieme quelle di tutto il Mediterraneo, non siano da considerarsi perse per sempre. Il volume viene presentato ad Ancona il 21 novembre alle ore 16, presso l’Auditorium della Fiera, in occasione della manifestazione “Eco Equo”. Nella stessa occasione sarà presentata anche la mostra fotografica “La Galizia e le coste italiane”, sempre a cura della Lipu, che rimarrà ad Ancona fino al 23 novembre.